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Non esistono in Sicilia strutture pubbliche per la fruizione del patrimonio fotografico di questa regione, importante per la storia e l’identità del luogo e soprattutto per la bellezza intrinseca degli stessi reperti fotografici e per quella dei siti o delle persone che vi appaiono raffigurati.

 

Non aggiungo altro a questa nota di apertura a mio avviso necessaria per spiegare le ragioni di Fototeca Siracusana che rimane comunque una iniziativa privata il cui intento è quello di condividere una passione (la fotografia) e contribuire a divulgare la conoscenza e la fruizione di un bene culturale altrimenti non fruibile.

Fototeca Siracusana  rappresenta quindi un piccolo frammento, accessibile al pubblico, di un patrimonio sconosciuto ai più, di sicuro non meno importante delle altre ricchezze di cui la Sicilia notoriamente gode.

La Fotografia prese piede in Sicilia in pieno Risorgimento, a partire dagli anni ’60 del XIX Secolo o poco prima. Ben lontani dall’Accademia delle Scienze di Parigi dove nel 1839 Monsieur Arago annunciò la “meravigliosa scoperta” di Daguerre, si svilupparono successivamente nell’Isola molte attività legate alla fotografia la cui storia è parte integrante e complementare a quella dei suoi abitanti e della loro evoluzione. Dall’Europa degli intellettuali di quel tempo si radunarono in Sicilia, per varie ragioni, molti personaggi francesi, tedeschi, inglesi che introdussero la nuova tecnica e la nuova arte,  attirati da quella forma di “romanticismo classico” che fino a quel momento aveva spinto i viaggiatori del Grand Tour a varcare lo Stretto o a navigare fin qui, in cerca dell’Arcadia. 

 

La fotografia in Sicilia, come nel resto del mondo, non servì solo a documentare luoghi e fatti ma anche a produrre una registrazione fedele e reale della società comune, finalmente svincolata dalle raffigurazioni pittoriche ad esclusivo appannaggio dei ceti nobili e di poche altre classi privilegiate, essa estese il suo ruolo con grande effetto democratico anche alle classi sociali non aristocratiche, alla gente comune, adempiendo alla  missione storica di traghettare nel tempo i volti, gli sguardi, gli abiti, le case, gli oggetti e le storie dei nostri trisavoli.

 

Non solo a Palermo ma anche nelle piccole città e nei centri più importanti dell’Isola sorsero un gran numero di Ateliers fotografici che ritrassero i siciliani di allora (non ancora condizionati da mode globalizzate) e i magnifici paesaggi non ancora appannati dai fumi delle industrie e dall’immane invasione del cemento.

Recuperare le tracce di questa storia relativamente recente è importante e fondamentale tanto quanto quella dei secoli di splendore culturale che per tradizione intellettuale ci appartiene.

 

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