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I fotografi a Siracusa

dopo il Grand Tour

 

Salvatore Zito

 

 

Tra la fine dell’Ottocento e i primissimi del Novecento i vecchi professionisti pionieri del “mestiere” (Sevaistre, Sommer, Rive, Brogi, Interguglielmi, Incorpora, Bruno, Alinari, etc), lasciavano spazio alla nuova generazione di fotografi siciliani (Verga, Capuana, De Roberto, Crupi, Von Gloeden, Ledru, D’Agata etc.) che sapranno rendere onore a questo  ruolo. 

Il lavoro di questi fotografi proviene dalla storia dei viaggiatori che già da qualche secolo frequentavano la nostra Isola e la nostra città. La Fotografia in Sicilia nel XIX secolo costituisce il naturale prosieguo di quello che era stato il patrimonio iconico dei viaggiatori dei Grand Tour del XVIII secolo e della prima metà del XIX. Con la scoperta della Fotografia,  avvenuta in Francia nel 1839,  termina l’incanto dell’immaginazione per lasciare spazio alla realtà e alla verità della“scrittura della luce” o “pencil of nature”, novella magia tecnologica che stupisce e affascina subito il mondo intero. Dalle virtuose grafiche di Jean-Pierre Houel a quelle di Vivant Denonspesso accompagnate da attenti diari,  i magici luoghi del viaggio erano stati fino ad allora un sublime pensiero“Filtrato da una straordinaria tensione emotiva, impregnato di soggettivismo etico-didattico ed inquadrato nella temperie culturale del secolo per eccellenza della conoscenza (il XVIII ndr)” scrive Nunzio Famoso nel suo saggiosul paesaggio siciliano dei viaggiatori stranieri[1]. “ Il Grand Tour ci offre una “restituzione di immagine”, proprio come oggi fa la sofisticata strumentazione tecnologica, dell’Italia di allora, con i suoi scorci, angoli, paesaggi, natura, città, ambiente. Tutti  luoghi indagati con grande maestria e consegnati con indubbia e valente capacità.”

Le fotografie fecero la loro apparizione prendendo quindi il posto delle incisioni, dei dipinti, degli schizzi che descrivevano luoghi distanti, unici, secolari, mitologici. Siracusa, naturalmente, fu subito oggetto delle attenzioni di questi moderni viaggiatori già a partire dal 1860, anno in cui il fotografo francese Eugene Sevaistre con studio a Palermo, realizzò con intenti commerciali un album di stereoscopie“Sicilia”in cui sono comprese alcune vedute di Siracusa[2], tra le qualiun affascinante paesaggio dei tetti di Ortigia visto dalle finestre della “Locanda del Sole”(secondo le note dello stesso fotografo), e un’altrettanto avvincenteimmagine della Porta di Lignyquando ancora costituiva l’unico varco di accesso ( e di uscita) all’isola di Ortigiacon tanto di ponte levatoio. 

Dopo il 1860, via via che la tecnica fotografica favoriva la produzione di un maggior numero di esemplari, garantendone la stabiltà nel tempo, la nitidezza e la resistenza all’uso, intorno agli anni ’80 dell’800 si ebbe il periodo di massima produzione. I fotografi più intraprendenti e quelli che semplicemente si affacciarono al nuovo mestiere, intrapresero una sorta di censimento fotografico del territorio, incrementando la produzione commerciale di stampe, album e varie pubblicazioni dando vita ad una proliferazione dell’editoria fotografica che preludevaal moderno uso della Fotografia. E’ superfluo ricordare che quando si parla per quei tempi di “produzione commerciale di stampe fotografiche” si intende la stampa manuale di ogni singola fotografia, per cui ciascuna copiacostituisce l’“unicum” di una stampa certamente a numero limitato.

Non furono molti i fotografi professionisti di questa prima generazione che operarono in Sicilia tra il 1860 e il 1880, quelli presenti in mostra sono tra i più significativi. Primo fra tutti Giorgio Sommer, tedesco di nascita si stabilì con successo in Italia non lesinando energie per lo sviluppo della sua attività divisa tra lo studio di Napoli e quello di Roma con una autentica passione per la Sicilia che cominciò a frequentare già dal 1860. Di Siracusa ci ha lasciato magnifiche vedute della città. Le dodici stereoscopie in mostrane sono un campione significativo. Sommer, come trent’anni prima aveva creduto il suo collega Sevaistre, puntava sulle potenzialità commerciali del piccolo formato ed in particolare delle stereoscopie.

Il sistema di visione delle stereoscopie presenti in mostra è quello anaglifico (due immagini stereoscopiche filtrate Rosso e Cyano, quindi sovrapposte e osservate con gli appositi occhiali filtrati). La visione originale prevedeva invece l’uso di un  visore stereoscopico di cui sono in mostra due esemplari originali di fabbricazione americana, databili intorno al 1900.

Siracusa, per l’importanza dei suoi siti, non fu di certo risparmiata dai fotografi dello stabilimento fotografico italiano più antico del mondo (1852), i F.lli Alinari di Firenze. Nel 1920 circa la casa editrice F.lli Alinari pubblicò una guida di Siracusa, redatta a cura del nostro concittadino Enrico Mauceri,  in cui oltre alla raffinata esposizione storica dello studioso siracusano,vi si trovano elencatee numerate tutte le fotografie relative alla città edai suoi monumenti, un centinaio circa, eseguite dai F.lli Alinari e disponibili presso il loro archivio.

Un altro stabilimento fotografico fiorentino che non tralasciò di riprendere le vestigia di Siracusa fu quello della famiglia Brogi. Giacomo Brogi, fondatore e apprezzato fotografo fiorentino, lasciò al figlio Carlo la gestione dell’attività che quest’ultimo proseguìanchecome promotore della Società Fotografica Italiana, sotto l’etichetta di “Edizioni Inalterabili” diffuse e commercializzò un gran numero di stampe fotografiche dei nostri siti culturali e turistici nei primissimi anni del ‘900.

Tra gli autori locali presenti in mostra il taorminese Giovanni Crupi. Egli si dedicò alle riprese di Siracusa maggiormente attratto dai luoghi classici del Grand Tour, evocativi dell’Arcadia dei poeti. Quindi le Latomie, in particolare la Latomia dei Cappuccini, i  Teatri, i luoghi mitologici come la Fonte del fiume Ciane ed i suoi papiri,  a volte enfatizzando questi  luoghi  con comparse di giovinetti locali in assonanza alla cifra già collaudata del più famoso concittadino di Crupi, barone Von Gloeden, con cui condivise sin dai primi momenti le sue esperienze fotografiche e di cui, probabilmente, ne volle ricalcare a volte lo stile pur non avendone alcuna necessità. Nel 1889 Crupi si trasferì in Egitto dove svolse la sua attività di fotografo fino al 1910 quando In quell’anno ritornò in Italia, a Taormina ma senza più occuparsi di fotografia[3]. 

Più strettamente legato alla storia della società siracusana di fine Ottocento è invece il fotografo Tommaso Leone che per i siracusani merita una attenzione particolare. Leone fu probabilmente il primo fotografo professionista ad impiantare questa attività nella città di Siracusa intorno al 1880. Aprì dapprima il suo studio nella ex via Gioberti al n. 21, oggi via Landolina, per trasferirsi dopo pochi anni nella più centrale e prestigiosa via Roma n. 5 dove vi rimase fino ai primi anni del ‘900. Tommaso Leone proveniva da Palermo dove apprese il mestiere insieme ai suoi due fratelli Alessandro e Pietro. I tre fratelli lasciarono Palermo, forse contemporaneamente, dislocandosi strategicamente in tre città diverse ed equidistanti tra loro. Alessandro impiantò il suo studio a Trapani, Pietro a Caltanissetta e Tommaso a Siracusa.

Nella mostra sono presenti due  stampe di Tommaso Leone, una ripresa dell’Orecchio di Dionisio e una vista della Fontana Aretusa databili intorno al 1890. Fototeca Siracusana sta attualmente raccogliendo e studiando notizie e reperti del fotografo Leone per una possibile ricostruzione storica della vita e dei lavori di questo fotografo la cui figura è molto importante per integrare la storia della fotografia siciliana e di Siracusa in particolare.

 

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[1]“ Il Paesaggio siciliano (nella rappresentazione dei viaggiatori stranieri)” a cura di

Nunzio Famoso - Ed. Cooperativa Universitaria Editrice Catanese di Magistero

 – Catania 1999 – pag 15

 

[2] “Album Sicilia. Viaggio ottocentesco di Eugène Sevaistre” – Carmelo Bajamonte,

Dario Lo Dico, Roberto Alajmo - Ed. Kalòs - Palermo2007

 

[3]“ Sicilia mitica Arcadia. Von Gloeden e la "Scuola" di Taormina”,

 Vincenzo Mirisola e Giuseppe Vanzella,Edizioni gente di fotografia, Palermo 2004, pp. 21-25.

 

 

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SIRACUSA 1880 - 1900

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